
D’un tratto un pensiero fulmineo attraversò la sua mente:
Ancora assonnato si stiracchia un po’ mentre sbadiglia. Spenta la sveglia, solleva la tapparella e rimane qualche secondo a contemplare il sole che lento sorgeva ed illuminava un’altra giornata a Milano.
Non so ben dir com'io tornai alla stanza,
La mente mia confusa e il capo grave,
Di ciò ch’avvenne il dì non ho sembianza.
Stanco m’assaliva un’ombra greve,
Su la scrivania fogli sparsi vidi,
E innanzi a me lo schermo muto e breve.
Il computo era aperto, ma non vivi,
E nella mente vuota, un gran mistero,
Di quel che feci il dì, sol ricordi rari.




E’ così che preso dall’entusiasmo il nostro studente si lancia in mezzo alla folla e comincia a ballare come un forsennato.
Il corpo inizia lentamente ad intorpidirsi ed i suoi occhi faticano a rimanere aperti.
La sua anima libera di ogni preoccupazione, vorticava al centro della pista.
I postumi della bevuta cominciavano a farsi sentire e la testa non riusciva più a rimanere ferma.
La foresta cupa e buia svelava
Un loco strano, teatro o sala fosse,
Al mio occhio incerto tal scena mostrava.
Dentro trovai la fonte del romore:
Un'orchestra piccina suonava chiara,
Mentre la folla danzava a gran furore.
Vestiti a festa, come tempi andati,
Ballavan lieti, senza preoccupare,
Al suon di blues e lindy hop infiammati.

Superato il torrione, si avventura per il cortile, in cui fronde di rampicanti ricoprivano le finestre di strutture industriali ormai in disuso.
Nel buio della via, una struttura
Verso il ciel si slanciava alta e fiera,
“Una torre in Bovisa?” a me in ventura.
Lo sguardo mio, annebbiato e incerto,
Cervogia in corpo, poco m'aiutava,
Ma m'avvicinai per veder più certo.
"Cristalleria Livellara" l'ingresso additava,
La musica cresceva in onde forti,
Ma la fonte primaria ancor celava.

III° SFERA

È questa la bevanda che i purificati si meritano, pensò.
Portato il boccale alla bocca, le papille del nostro protagonista vengono invase da un sapore a lui sconosciuto che lo fece gioire:
Non assomigliava minimamente a quello della birra del Mauri, che gli sembrava ormai un lontano ricordo.
“O mastro birraio, che segreti asconde
Questa bevanda ch’ogni alma ristora,
Son purificate tutte queste fronde?
Nel tempio sacro veggo pasteggiare
Queste anime, dimmi, con quale sorte?”
Ed egli a me: “Coraggio han d’affrontare
La tarda notte in Bovisa, sereni,
ravvivan lo spirto con cervogia pura.
Assaggia questa ‘double ipa’, dimmi se t’abbagli.”


Si precipita a parlare con il mastro birraio, che con sapiente maestria distribuiva la birra a quelle anime felici.
Il giovane studente stente a credere alle scene che gli si parano davanti: è possibile trovare un luogo di condivisione e tranquillità anche in Bovisa?
Estasiato ancor ed assetato,
Vagava l’alma mia nel quartiere,
Cercando il sacro liquore beato.
Al “Birrificio La Ribalta” giunsi,
Come se spirto divin mi guidasse,
Parvemi un loco sacro ov’io piansi.
Ivi il birraio i boccali versava,
Variopinta bevanda a lor dava,
E tra loro in pace ognun pasteggiava.

II° SFERA


ma anche studiare e far “crescere” le proprie idee in mezzo ad una vegetazione rigogliosa.
Il cuore verde della Bovisa, dove i ragazzi possono rilassarsi dopo un’intera giornata passata a “correre” per la consegna,
Varcato un tunnel, in cortile apparve
Un animato loco, ove studenti
Conversan lieti, ed ognun si distrasse.
Alcuni cibo, altri birra bevean,
O vino, in compagnia si consolava,
Un convivio d’alme si scorgean.
Libere dalle pressioni mattine,
In pace terminavano lor dì,
Godendo calma e gioie vespertine.



I° SFERA

Anche l’aspetto del quartiere sembra mutato: si respira un’aria meno tesa e la confusione mattutina ha lasciato posto ad un’insolita tranquillità.
