

Quando all’esterno fui, il sol lucente
Rischiarava piazzetta in forma ovale,
Con un giardino di spirto ridente.
Le alme studentesche, senza male,
Più liete e meno sofferenti stavan,
In un’aura di socialità ideale.
L'aria più leggera respiravan,
Riempiendo i polmoni e il cor di vita,
Come se nuovo al mondo ritornavan.


Un nuovo mondo gli si para davanti: i ragazzi consumano in allegria il proprio pasto. Non tutti però sono muniti di schischia.
Alcuni degustano avidamente prodotti di panificazione vari, altri invece animano le proprie papille gustative assaporando pietanze asiatiche, talmente speziate da far sputare fuoco.
La mia curiosità fu tosto attratta
Quei "mangiafuoco" con gran furore,
Che ai compagni le chiome avrian distrutta.
Seppi ch’eran i "golosi" per errore,
Assuefatti a sapor di udon e ravioli,
Costretti a mangiar per sempre quel sapore.
Mi dissero che il luogo dei loro duoli
Era "Delicious Asian Food" di gran vaglia,
Meta di questa schiera di traviati voli.
DELICIOUS ASIAN FOOD

Seguendo il dolce odor di spezie varie,
Giunsi al loco ove golosi son condotti,
Nel girone che i cuochi in festa pare.
Con fiamme alte, come torri ardenti,
Salti van udon e spaghi roventi,
E sfrigolan ravioli in caldi ambienti.
Un banco colmo d'ogni delizia nota,
Il menù di formula il ritmo fa eguale,
Studenti in fila paion prede ignote.


All’esterno alcuni studenti sembrano quasi assopiti sulla panchina del locale. In un’aura di assoluta pigrizia, negligenti nei confronti del pomeriggio di lezione ancora da affrontare.
Era questo il prezzo da pagare per i golosi: grassi, spezie e calorie che addormentavano la ragione.
Impaurito il nostro protagonista fugge a gambe levate. Durante il tragitto nota numerose persone portare in mano dei pacchetti di carta e conversare dicendo di essere appena usciti dal “Paradiso”.
PARADISO DEL PANE

I pacchetti e l'odor del pan fragrante
Mi trassero, credendo al Paradiso
Giunger, dolce meta scintillante.
Ma con dispetto vidi, senza riso,
Che 'l "Paradiso del Pane" era il loco,
Dove l'acqua e la farina in viso
Lievitavan sapienti a poco a poco.
In questo cerchio stavano i voraci,
Studenti con "zero sbatti" nel gioco.


I ragazzi divoravano focaccioni e pizzette ad una tale velocità che non permetteva loro di provare gusto e soddisfazione nel mangiare.
La grande quantità di carboidrati ingurgitati comportava un celere aumento d’energia ma una rapida insorgenza della fame poco dopo il consumo.
Il loro destino era segnato: patire il senso di fame per tutto il resto della giornata. Deluso e scoraggiato, il nostro protagonista vaga senza meta per il quartiere di Bovisa alla ricerca di una soluzione.
DON NELSON

Il cor mi fu rinfrancato al veder
L'insegna ch'io pensai, con benedetto,
Al Paradiso avrei potuto acceder.
Ma di tonica ed alba non v'è aspetto,
Ché musica latina intorno suona,
E 'l palato purgato, in un diletto,
Di pupusas gustose e buona,
Condivise, man sollevan l'animo,
Nella festa che il cuor sì riconforta.



In quel momento il nostro studente si rese conto di quanto poco bastasse per poter uscire dalle fiamme dell’inferno mattiniero di un giorno di consegna.
Un piccolo momento di pausa, sfruttando il sentimento di condivisione che il cibo può regalare. Un alleggerimento dello spirito in preparazione ad un altro intenso pomeriggio universitario.
BAR LA ROSSA

Giunto alla Rossa, incontrai figura:
Il Mauri, custode del luogo lieto,
Con accoglienza franca e prematura.
"Benvenuto!" disse, col sorriso adietro,
"Qui ristoriamo gli spiriti, studenti,
Dopo lunga giornata e stento stretto:
Due fiumi scorron qui, fluide genti,
Il Birro e lo Spritzo, d'ebrezza sacra,
Cancelleranno l'ombra dei tormenti."


Il Mauri spilla birra fresca per il nostro eroe e l’accompagna con il suo famoso “piattino”: una coppa contenente le leccornie più pregiate che gli consentirà di bere più volte le acque dei fiumi sacri, senza perdere il lume della ragione.